Il ratto delle sabine: la storia dietro la leggenda

CHI ERANO I SABINI?

Tutti abbiamo studiato a scuola il famoso episodio del ratto delle Sabine, ma avete mai pensato che questa leggenda (con un pizzico di verità) si è svolta tanto vicina a noi? Infatti i Sabini erano una popolazione pre romanica che era insediata nel territorio dell’odierna provincia di Rieti, fino alla confinante regione dell’Alto Aterno, la così detta Sabinia. Le loro città erano prive di mura difensive, si dice perché discendendo dagli Spartani i Sabini erano temuti da tutti. Provenivano infatti, come molte altre popolazione, da fuori la penisola e discesero lungo gli Appennini fino al centro Italia. Lo storico Strabone afferma che Sabini ed Umbri furono in guerra per molto tempo, tanto che alla fine i Sabini decisero di mandare i loro figli, che prima consacrarono al dio Ares, in giro per cercare altri territori in cui stanziarsi. Un toro guidò il loro cammino e quando giunse nella terra degli Opici si fermò per riposare. Allora i Sabini scacciarono gli Opici e si insediarono sulla loro terra. Sacrificarono poi il toro ad Ares, che aveva indicato loro la via.

IL RATTO DELLE SABINE

Secondo la leggenda romana, i primi contatti tra Romani e Sabini si ebbero quando i rifugiati Troiani sbarcarono sui lidi laziali. Dopo la fondazione di Roma, Romolo si preoccupò di fortificarla e in breve tempo, secondo lo storico Livio, divenne così potente da poter rivaleggiare con tutti i suoi vicini. Romolo allora si rivolse alle popolazioni vicine per stringere alleanze e ottenere donne con cui popolare la neonata città. Tuttavia nessun popolo rispose al suo appello, ed egli decise di perpetrare il suo scopo con l’inganno. Decise di istituire dei solenni giochi detti Consualia (in onore al dio Conso) a cui invitò i popoli vicini. Durante il gioco, ad un segnale prestabilito, i soldati romani estrassero le armi e presero in ostaggio le donne non sposate, lasciando fuggire il resto dei loro popoli. Le donne rapite furono molte, ma non si ha una stima precisa: si va dalle sole 36 alle 800 secondo Plutarco. Qui sotto potete vedere una copia della statua del Ratto delle Sabine del XVI secolo di Giambologna.

Stauta a Firenze del ratto delle Sabine degli antichi romani
Copia della statua del Ratto delle Sabine del XVI secolo di Giambologna nella Loggia dei Lanzi o Orcagna in Piazza della Signoria accanto a Palazzo Vecchio

LA SECONDA GUERRA DI TROIA?

Ma Romolo non permise violenza sulla donne, anzi offrì loro la scelta e pieni diritti, nonché molte altre agevolazioni e privilegi, per convincerle a restare. Ovviamente i popoli chiesero indietro le loro donne, ma Romolo rifiutò. La guerra che ne scaturì vide Roma vincitrice, il che le permise di ampliare il suo territorio. L’ultimo popolo a resistere fu proprio quello dei Sabini, che riuscì a conquistare il Campidoglio con l’inganno e poi impegnò i Romani in una durissima battaglia presso il lago Curzio. Ma la leggenda vuole che proprio nel mezzo della battaglia, le donne Sabine rapite si gettarono in mezzo ai due eserciti per placare lo scontro e la collera. Ammirandone il gesto, i due schieramenti si fermarono, e alla fine decisero di firmare una pace varando l’unione tra i due popoli. Se ci si pensa, come nella guerra tra Troia e la Grecia, i Troiani rapirono una donna e il fatto portò allo scontro tra i due popoli (stavolta finito meglio però).

LA VERITÀ STORICA E CURIOSITÀ

Roma era appena stata fondata, e in realtà ci vollero alcuni secoli prima che potesse davvero emergere contro le popolazioni del centro Italia. Secondo una visione tipica della società guerriera e patriarcale, Roma era stata fondata e resa forte da uomini; le donne servono a procreare e a stabilire vincoli con i popoli vicini. Il mito del ratto delle Sabine diventa un modello politico: le donne vengono rapite con la forza, entrano a far parte della cittadinanza, ma il loro matrimonio diventa la premessa di un’alleanza. È il modo di agire che userà Roma anche in futuro, con le popolazioni conquistate, che non vengono sottomesse, ma inglobate nel modo di vivere e nelle usanze del loro conquistatore. È evidente che la storiografia latina ha mitizzato l’atto, ma il ratto delle Sabine può derivare da un rituale di matrimonio in cui si rapiva effettivamente la sposa. Infine, dal punto di vista puramente storico, l’unione dei due popoli avvenne in modo pacifico, probabilmente perché i Sabini vedevano nella neonata potenza una migliore possibilità di vita. Al giorno d’oggi ci sono molti piccoli paesi che portano memoria, nei loro nomi, di tale evento; frazioni di Carsoli sono ad esempio Villaromana e Montesabinese (romani e sabini), e il vicino centro di Collalto Sabino.
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Per approfondimenti sulla statua del ratto delle Sabine di Giambologna a Firenze, clicca qui

Photo credits: Di Pietro da Cortona – Web Gallery of Art: Immagine Info about artwork, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6489179

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